Buongiorno e chiediamoci un perché.
Come va? Come state?
Sono stato un po’ assente su queste pagine in quanto impegnato a vivere, lavorare, scrivere altro.
Cominciamo con le solite, doverose premesse: intanto, il sottoscritto è il primo a battersi la mano sul petto pronunciando “mea culpa, mea maxima culpa” in quanto ha fatto e detto cose di cui si vergogna.
Sono errori che ho commesso, non li disconosco, ma – superati l’imbarazzo, il disagio e lo sconforto – come tali li reputo.
Poi: il gruppo musicale al quale faccio riferimento in questo articolo mi piaceva pure, lo utilizzo in questo contesto perché i loro travestimenti erano usati in maniera intelligente, simbolica e auto-ironica.
Aggiungo: non sono esperto di nulla, assolutamente di nulla.
Perciò ultimamente più che rispondere a provocazioni dette o scritte faccio un respiro profondo e… Tiro avanti.
Perché rispondere sarebbe facile, veramente facile: un ragionamento sensato penso di essere in grado di sostenerlo, ma …
A che scopo?
Servirebbe?
Purtroppo no, non più.
Soprattutto di questi tempi (ma anche in tempi passati, ahimè…) e ad Iglesias, cari concittadini…
Okay, “cari concittadini” è un’espressione che sa fin troppo di politica e lungi da me pensare soltanto di sfiorare l’idea di entrarvi (in politica, appunto): non ne ho le capacità, non ne sarei in grado e soprattutto non lo voglio fare.
Tra l’altro sono uno qualunque, senza titoli, amen.
Ciò che mi ha fatto riflettere, invece, è l’ergersi di qualcuno, ogni tanto, a moralizzatore, giudice, urbanista, commercialista, architetto, critico d’arte, esperto di tutto e di più e via di questo passo, come al solito chi più ne ha più ne metta.
Ribadisco: l’ho fatto anch’io e ho sbagliato a farlo, me ne rendo conto e lo ammetto, spero di non ripetere l’errore.
Perché – qui arriviamo al nocciolo della questione – c’è una bella differenza tra esprimere un’opinione (più che lecita, sia positiva sia negativa) e, invece, sputare sentenze come se si fosse depositari di chissà quale Verità Assoluta e Dogmatica.
Non solo non la possiede nessuno, ma in special modo non la possiede nessuno qui ad Iglesias.
L’ho scritto in altra sede e lo ribadisco: questo è un villaggio un po’ troppo cresciuto, vestito da signora, che ambisce ad essere signora e diventare finalmente città.
Per questo il riferimento a quel vecchio gruppo musicale.
A me piace, intendiamoci, amo Iglesias, contraddizioni e problemi compresi, perché siede sulla Storia (purtroppo spesso ci ha dormito anche, nonostante ultimamente si siano moltiplicate le iniziative in senso contrario e ben vengano!) e ha potenzialità che – sempre a mio parere – sono state valorizzate ancora in minima parte ed è giusto che ci si provi, ci si impegni anche in questo campo come in tanti altri.
Il rovescio della medaglia è però, appunto, l’aspetto “villaggio”: qui – come in qualsiasi altro centro di provincia del mondo – ci si conosce tutti bene o male e si sa tutto di tutti.
Perciò di ogni gallo che canta si conoscono pollaio, confini dello stesso, vita morte e miracoli, “segreti” che difficilmente sono ancora tali.
Di tutti, nessuno escluso, me compreso e me per primo, sottolineo ancora una volta.
Se questo può essere per certi aspetti un difetto, da un altro punto di vista può essere una garanzia:
<< Cosa stai dicendo? Parli proprio tu che… >>
A tutto ciò aggiungete l’enorme amplificatore dei social, che appunto ingigantisce sia le – poche, ahimè … – buone idee sia le – troppe, ahimè… – cazzate intergalattiche.
Siamo però ad Iglesias, perciò – ripeto – è fin troppo facile fare e disfare.
Mi correggo: fare è difficile, disfare (anche solo a parole…) un’inezia.
Il mio umile appello perciò – e concludo – è quello di guardarci prima allo specchio prima di sparare a zero contro chiunque e qualsiasi cosa.
Sarà un appello inascoltato, non letto?
Pazienza.
Almeno ci avrò provato.
Perché anche qui non solo siamo un po’ tutti “Village People”, ma vale più che mai l’evangelico
<< Chi è senza peccato… >>
Davide De Vita