Buongiorno e chiediamoci un perché.
Premessa: quello di oggi è un post leggero, da primo caffè del mattino, per cui se avete altro da fare, fatelo, non mi offenderò, non voglio rubare il vostro… Tempo.
Già, perché è proprio di questo che m’è saltato di scrivere oggi: del tempo di cui tutti, più o meno volontariamente, ci siamo resi schiavi.
Oggi poi è un giorno particolare, un lunedì “più lunedì” di tutti gli altri messi insieme: il primo lavorativo dell’anno, quello che con più o meno violenza ci riporta alla routine del lavoro quotidiano (lavoro per chi ce l’ha, sia sempre ben inteso …) o del dannarsi per cercarne uno o tentare di mantenere quello che si ha …
Con la speranza di avere tempo a sufficienza…
Cos’è dunque ‘sto benedetto tempo?
Sembra una domandina semplice, ma…
Non lo è.
Mamma Wikipedia così recita:
Il tempo è la dimensione nella quale si concepisce e si misura il trascorrere degli eventi. Esso induce la distinzione tra passato, presente e futuro.
La complessità del concetto è da sempre oggetto di studi e riflessioni filosofiche e scientifiche.
Ullalà! Addirittura? A quest’ora? (scrivo poco dopo le sei e mezza del mattino)
Già, proprio così.
Al tempo, a questo concetto, sono legate le domande fondamentali: chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo?
Condite con un enorme: quando?
Nel nostro piccolo però ci accontentiamo di farci guidare (o comandare) da ore e minuti, settimane e mesi, meno dagli anni che quelli con il loro trascorrere ci spaventano di più, latori come sono, ad ogni cambio di calendario, dell’approssimarsi di un’inevitabile e democraticissima scadenza che il grande Totò chiamava “a livella”.
Queste ore, questi minuti eccetera che sono?
Per convenzione, frammenti di giri di giostra, dove quest’ultima è il pianeta che abitiamo e distruggiamo neanche troppo lentamente ogni giorno, illusi come siamo di avere a disposizione infinite risorse e… Tempo.
È infatti una convenzione universalmente accettata che un giro di questa giostra (un giro completo della Terra intorno al Sole, con buona pace dei terrapiattisti …) duri trecentosessantacinque giorni e sei ore, con un giorno in più ogni quattro anni (anno bisestile) dato appunto da queste ultime, come ci è stato insegnato fin dalle elementari. Non so se lo insegnino ancora, però – al momento – dentro questa “convenzione” viviamo tutti.
<<È presto! >> <<È tardi! >> <<Non ho abbastanza tempo! >> <<Queste ore non passano mai! >> <<Ma quando finisce ‘sto strazio?>> e via così, finché un bel giorno arriva un certo Einstein a dirci, anzi a dimostrarci che il tempo non solo è relativo, ma in determinate e particolarissime circostanze questo si potrebbe pure piegare…
Okay, okay, mi sto spingendo troppo in là e di sicuro non ho la preparazione per spiegare concetti così complessi, però tanto affascinanti…
Chiudiamola qui perciò, che sicuramente, se siete arrivati a leggere fin qui un paio di minuti ve li ho rubati e me ne sento responsabile, ma vi avevo avvertito fin dall’inizio.
D’altra parte, sono le sette meno un quarto ormai, c’è a mala pena …
Il tempo per quel caffè.
Alla prossima, tempo permettendo.
Davide De Vita